Tersìcore cara, eliconia Musa,
tu che presiedi all’arte antica e nuova della danza,
e che infondi l’armonìa del corpo
ai miseri mortali, prole di uomini;
e doni la divina grazia
alle acerbe fanciulle e adolescenti
nobilitando le loro movenze;
e rassodi le loro delicate caviglie;
assistile in questo saggio di fine anno,
sì che gli astanti godano, incantati,
della loro leggiadrìa e brillino
di gioia incontenibile
i cari lumi dei loro genitori,
e si aprano, in particolare, i cuori
delle madri alla felicità più grande,
per l’orgoglio di averle generate
e allevate nel calore della via familiare.
Solo tu, o Musa, nella tua grande saggezza,
sai creare questi portentosi effetti di gentilezza!
Attraverso i secoli, infatti, tu hai protetto
la danza classica greco-romana, medievale,
neo-classica, moderna e contemporanea,
al solo scopo di ingentilire i costumi degli umani
e allietare i loro spiriti, affranti
dalle mille difficoltà e contingenze della vita.
E non sei sola in quest’opera
civilizzatrice e consolatrice,
poiché è quasi sempre con te la tua dolcissima
consorella, la divina Musa Polimnia,
che tutte le sue cure dedica alla Musica.
Né sola ti lascia Erato, altra tua consanguinea,
che ispira ai poeti e, in particolare, alle poetesse
la consolatoria Lirica amorosa.
E a te, Matilde, e alle tue compagne di danza,
vadano i plausi e le vivide speranze dei vostri cari,
in questo bellissimo saggio di fine anno,
primo di una lunga serie.